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FANTASTIC PLANET
INFERNO, PURGATORIO, PARADISO

23 Jun - 30 Sep 2018

CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea, La Spezia, Italy

Un viaggio allegorico, sulle orme di Dante, attraverso tre mondi per scoprire il luogo in cui ha origine l’immaginazione che “move il sole e l’altre stelle”

La Spezia - Il CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea presenta dal 22 giugno al 30 settembre 2018 Fantastic Planet. Inferno, Purgatorio e Paradiso di Andrea Bianconi. L’artista, con questa mostra, vuole rappresentare un viaggio allegorico interiore che ciascun visitatore sarà chiamato a compiere durante il percorso. Se con la mostra “αlfaβeta” (alla Nuova Galleria Morone di Milano fino al 6 luglio) Andrea Bianconi si è posto in maniera ossessiva delle domande all’interno di uno spazio ristretto: “Esiste un FantasticPlanet?”,“Dove può esistere?”,“Cos’è esattamente?”; con“Fantastic Planet. Inferno, Purgatorio e Paradiso” l’artista presenta invece la mimesi di un viaggio interiore. Mentre la mostra di Milano ha dato delle possibili risposte a queste domande, immaginando il pianeta fantastico dentro di noi (nel caso della gabbia con lo specchio), fuori di noi (nel caso delle frecce che uscivano da tutti i punti di un piano) o individuabile a seguito della quasi ossessiva ripetizione di determinate parole (“Fantastic Planet”), la mostra della Spezia rappresenta lo sviluppo, l’evoluzione di questo lavoro di indagine effettuato da Bianconi.

Tutto ruota attorno all’idea di viaggio, anche fisico, che la persona compie attraverso i vari spazi all’interno del museo. La fonte di ispirazione è il viaggio descritto da Dante Alighieri attraverso i tre mondi ultraterreni: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Al pari del viaggio compiuto dal Sommo Poeta - che ha una duplice chiave di lettura, letterale e allegorica - anche questo “viaggio”ha un fine:se per Dante è la purificazione, per Bianconi è la scoperta dell’origine dell’immaginazione, elemento che alimenta e genera proprio la voglia stessa di mettersi in cammino. Alla fine del percorso, lo spettatore si trova dinanzi a un grande muro con sopra disegnato un paesaggio ipotetico composto da frecce, per indicare che l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono un po’ ovunque e immediatamente raggiungibili prendendo una qualunque direzione, visitabili persino nel corso di un’unica giornata.

L’Inferno non è “gridato”: vi sono frecce disegnate su quadri neri, visibili solo da vicino, quasi a ironizzare e giocare un po’ sulla presenza-assenza di queste direzioni. La gabbia con lo specchio, simbolo di introspezione e riflessione molto caro a Bianconi, non poteva che trovare spazio in questo “mondo”, dove le domande, i conflitti e le prese di coscienza sono all’ordine del giorno. L’artista compie, inoltre, un ulteriore viaggio attraverso un medley di brani che narra tappe e momenti particolari della vita dell’artista in una sorta di esercizio sensoriale, un modo per rivivere i propri ricordi attraverso le musiche ad essi legati, come in un continuum - che sia armonico o no non è dato saperlo - in grado di generare o risuscitare qualunque tipo di emozione. Un Inferno di colore nero ma che è, a tutti gli effetti, un Purgatorio e un Paradiso in potenza. Sono invece le gabbie sospese e vuote, il simbolo del Purgatorio, luogo per l’appunto sospeso, di transizione, dove non si sa esattamente cosa accadrà. Questo è l’unico “mondo” in cui sono presenti dei disegni e dove il colore predominante è il grigio. Il Paradiso di Bianconi è invece il luogo della creazione, dove predomina il bianco e l’armonia: è riscontrabile su una tela piena di frecce, molte delle quali hanno l’aspetto di un fiore. Se per quest’opera l’artista è stato estremamente meticoloso, donando dunque ad essa perfezione formale, per l’altra, sempre raffigurante frecce e presente nella stessa sala, ha scelto invece la casualità, disegnando a occhi chiusi, per far emergere e ribadire il concetto di perfezione intrinseco e connesso a quello di Paradiso. Ciascuna opera presente in Paradiso è già di per sé perfetta, poiché realizzata in questo “mondo”, anche se sprovvista di cura di dettagli o realizzata senza la maestria del caso. La meta finale del viaggio si raggiunge in una stanza opposta a queste tre, ma molto vicina a quella del Paradiso, completamente nera ed oscurata. Qui il motivo della freccia diventa simbolo di salvezza in una installazione luminosa. La freccia è l’indicazione che riporta lo spettatore verso un nuovo viaggio che ognuno spera di terminare con la visione delle stelle, proprio come Dante all’uscita dall’Inferno: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Fine del viaggio: simbolicamente, lungo le scale del Centro a salire, un uomo nero tiene in mano un mazzo di frecce. È la visione del mondo di Andrea Bianconi in cui ciascun uomo è artefice del proprio destino avendo in mano tutte le possibili scelte/direzioni che potrà intraprendere. Come afferma la curatrice Vittoria Coen “un percorso, un viaggio, che diventa catartico, verso una simbolica elevazione dello spirito”.

An allegorical journey through three worlds, in Dante’s footsteps, to discover the place where the imagination originates that “moves the sun and the other stars”.

From 22 June to 30 September 2018 in La Spezia, the CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea will present Fantastic Planet, Inferno, Purgatory and Paradise by Andrea Bianconi. In this exhibition, the artist wishes to represent an interior journey that each visitor will be called to complete during the itinerary. In the exhibition “αlfaβeta” (at the Nuova Galleria Morone of Milan until 6 July), Andrea Bianconi obsessively posed certain questions within the limited space - “Does a Fantastic Planet exist?”, “Where does it exist?”, “What is it exactly?” With “Fantastic Planet, Inferno, Purgatory and Paradise”, on the other hand, the artist presents the mimesis of an interior journey. While the Milan exhibition offered possible answers to these questions, imagining the fantastic planet inside us (in the case of the cage with a mirror), outside us (in the case of the arrows coming out of all points of a flat surface) or identifiable after the almost obsessive repetition of certain words (“Fantastic Planet”), the La Spezia exhibition represents the development and evolution of this line of investigation Bianconi is making.

Everything revolves around the idea of a journey, even a physical one, that the visitor takes through the various internal spaces of the museum. The source of inspiration is the journey described by Dante Alighieri through the three ultra-terrestrial worlds Inferno, Purgatory and Paradise. Like the great poet’s journey, which has a double key to interpretation, literal and allegorical, this “journey” too has a purpose. If for Dante it is purification, for Bianconi it is the discovery of the origin of imagination, an element that nourishes and generates the will to get walking. At the end of the itinerary, the spectator finds himself before a great wall, on which is drawn a hypothetical journey composed of arrows, to indicate that Inferno, Purgatory and Paradise are all around us and can be immediately reached whatever direction we take, and can all be visited in a single day.

Hell is not “shouted to the four winds”. There are arrows drawn on black paintings, visible only from close up, as if to comment, somewhat ironically and playfully, on the presence-absence of these directions. The cage with the mirror, a symbol of introspection and reflection much cherished by Bianconi, could not be omitted from this “world”, where questions, conflicts and moments of illumination are daily occurrences. The artist makes, moreover, a further journey through a medley of musical items that narrate particular stages and moments in the life of the artist in a sort of sensorial exercise, a way of reliving his memories through the music linked to them, as in a continuum – harmonic or otherwise we are not told – able to generate or resuscitate any type of emotion. A hell in black that is, to all effects, potentially a Purgatory or a Paradise. It is the suspended, empty cages, on the other hand, that are the symbol of Purgatory, a suspended, transitory place in fact, where we do not know exactly what will happen. This is the only “world” in which drawings are present and where the prevailing color is grey. Bianconi’s Paradise, on the other hand, is the place of creation, dominated by white and harmony. This can be observed in a canvas full of arrows, many of which seem like flowers. In this work, the artist has been extremely meticulous, providing it with formal perfection. In the other, though it also depicts arrows and is present in the same room, he has chosen randomness, drawing with closed eyes, to bring out and emphasize the concept of perfection intrinsic to and connected with that of Paradise. Each work present in Paradise is perfect in itself because created in this “world”, even if lacking in care over detail or realized without the necessary mastery. The ultimate goal of the journey is reached in a room opposite these three, but very close to that of Paradise, completely black and darkened. Here the motif of the arrow becomes the symbol of salvation in a luminous installation. The arrow is the spectator’s pointer towards a new journey that everyone hopes to terminate with a vision of the stars, just like Dante as he left the Inferno: “Where we came forth and once more saw the stars”.

End of the journey. Symbolically, on the steps leading up, a black man is holding a bunch of arrows. This is Andrea Bianconi’s vision of the world, where each man is the artifice of his own destiny, having in his hand all the choices/directions he could possibly follow. As the curator, Vittoria Coen, states, “an itinerary, a journey that becomes cathartic, towards a symbolic elevation of the spirit”.

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